Criminal, quarto album della creatura di Luis Vasquez è senza ombra di dubbio il disco più cupo, oscuro e soffocante a nome The Soft Moon.
Un lavoro psicanalitico in un certo senso, che vede l’autore scendere nei meandri del suo inferno personale e affiancarsi a personaggi della caratura di un Jamie Stewart (Xiu Xiu).
L’ipotesi di cantato che pur affiora tra questi solchi non serve però a rendere meno disumana questa speranza di catarsi, né lo fa la dark music degli ultimi decenni del secolo scorso di The Pain, così evocativa di Cure e Depeche Mode, poiché il percorso che Vasquez da qui sembra voler intraprendere segue piuttosto la scia delle eresie industrial dei duemila, nella tradizione dei synth che corrodono le ossa, attingendo da quel vangelo post-goth di cui già così tante pagine son state scritte.
E’ comprensibile che molta critica trovi Criminal affascinante, capitolo in cui The Soft Moon tenta di dare ancora un futuro a queste musiche saccheggiate oltre ogni limite, e in un certo senso affascinante lo è davvero, ci vuol coraggio a far le pulizie di primavera e buttar via quella bigiotteria shoegaze, unico elemento a brilluccicare su quell’ormai lordo pavimento di marmo nero; lo sforzo viene recepito ed il risultato portato a casa; l’unica obiezione è che questa musica non ha un futuro ed è proprio questo che essa cerca più o meno consapevolmente di dirci, per continuare con la metafora ‘clinica’. Possiamo certamente continuare a ballare su Born Into This e Burn, lo faremo sicuramente, ma lo stiamo facendo sulla nostra stessa tomba.
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autore: A. Giulio Magliulo